Argo Panoptes è una figura della mitologia greca (figlio di Gaia , la Madre Terra), un gigante a cui fu assegnato il compito di sorvegliare e proteggere la vacca sacra di Era, la dea greca del matrimonio e della famiglia. Il nome “Panoptes” significa “onniveggente”, perché Argo aveva cento occhi che gli permettevano di sorvegliare ogni angolo della terra circostante. Tuttavia, la sua guardia fu interrotta quando il dio greco Ermes, il messaggero degli dei, gli rubò la vacca sacra di Era. Ermes lo uccise con una pietra, facendo sì che Argo Panoptes diventasse una costellazione celeste, rappresentata da centinaia di stelle luminose.
Secondo la leggenda, la morte di Argo Panoptes fu festeggiata dai contadini locali perché liberava la terra dalla sua costante sorveglianza e permetteva loro di vivere in pace. Tuttavia, questa storia mitologica è anche un’allegoria del potere e della sua fragilità: anche il guardiano più potente può essere sconfitto da un avversario astuto e imprevedibile, come dimostra Ermes con il suo furto. La figura di Argo Panoptes è stata utilizzata in numerose opere d’arte e letteratura, come nella tragedia greca “Prometeo incatenato” di Eschilo e nelle “Metamorfosi” di Ovidio.
Il Panopticon è un modello di struttura carceraria ideato dal filosofo britannico Jeremy Bentham nel XVIII secolo. L’idea alla base del Panopticon è quella di creare una prigione in cui i detenuti siano costantemente osservati, senza poter sapere quando sono osservati. Il Panopticon prevede una struttura circolare con una torre centrale in cui si trovano le guardie, circondata da una serie di celle, ciascuna con una finestra che guarda verso la torre. In questo modo, i detenuti non possono sapere quando sono controllati e sono quindi costantemente “auto-monitorati”.
Il carcere Panopticon è stato utilizzato come modello per la progettazione di altre istituzioni, come scuole, ospedali psichiatrici e fabbriche. La sua idea di costante sorveglianza e autocontrollo ha ispirato anche alcune teorie sociali e politiche, come la “società della sorveglianza” di Michel Foucault. Tuttavia, il Panopticon è stato anche criticato per le sue implicazioni sulla privacy e sulla libertà individuale, che potrebbero essere compromesse da una sorveglianza costante e onnipresente.
Ispirati dalle radici storiche la nostra volontà è stata quella di far rivivere il mito greco contestualizzato nell’era in cui viviamo “l’Era digitale”. La necessità di protezione dei dati, diventati il quarto fattore produttivo, ci ha spinto a far rivivere il mito dandogli questa volta una missione a tutela dei cittadini.
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